Sono 1 milione e 600 mila gli italiani che sono affetti dalla OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome), la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, ma solo il 10% lo sa e si cura. Si tratta di un disturbo respiratorio del sonno che provoca riduzioni fasiche dei valori della saturazione d’ossigeno arteriosa. Questo sforzo respiratorio può portare anche a variazioni della frequenza cardiaca e a un aumento dei valori della pressione arteriosa.
Alcuni dei sintomi che caratterizzano questa sindrome sono russamento abituale, pause respiratorie nel sonno, risvegli con sensazione di soffocamento e sonno notturno agitato.
Il sonno alterato può causare sonnolenza diurna, cefalea, deficit della memoria, irritabilità, colpi di sonno e talvolta impotenza sessuale. Tutto ciò porta a un aumento del rischio di incidenti stradali e sul lavoro. Gli automobilisti che soffrono della sindrome delle apnee nel sonno, infatti, corrono un rischio fino a 8 volte maggiore di provocare un incidente stradale.
Diagnosticato l’OSAS, è necessario determinare la causa dell’ostruzione per poter individuare la soluzione più adatta, che talvolta può limitarsi solo a un cambio del proprio stile di vita (calare di peso, evitare la posizione supina durante il sonno, evitare alcolici, ipnotici e sedativi), mentre nei casi più seri si può arrivare all’intervento chirurgico.
Nelle forme più lievi, ma anche più diffuse di questa patologia, il dentista può applicare un dispositivo intra orale (OA), che serve a mantenere la condizione di normale apertura delle vie aeree posteriori alla lingua.